Tuesday, August 3, 2010

Facci e il suo "giornalismo"

Oggi non riesco proprio a capacitarmi di una cosa molto semplice: come fa la politica a renderci tanto ciechi di fronte alla palese faziositá spacciata per “ricerca della veritá”?
Non lo dico per elevarmi al di sopra delle parti, mi sembra che quello che scrivo e come lo scrivo siano segni abbastanza palesi del mio essere assolutamente anti-berlusconiano (e schifato dalla politica in generale).
Mi sento in dovere, in qualitá di libero pensatore, di puntare il dito contro le mostruositá istituzionali commesse dai diretti interessati: quei politici che, con le loro azioni, a parer mio si meritano certi determinati aggettivi.
Il mio essere anti-berlusconiano, peró, non significa che sono lanciato in una personale crociata per dare dei ruffiani, ladri, mafiosi, arraffoni e quant’altro a chi decide di votare per Berlusconi.
Perché?
Perché é un loro diritto votare per chi gli pare e, in un paese che si spaccia ancora come “democratico”, é, sempre a mio parere, di vitale importanza rispettare questo diritto.
Soprattutto se si decide di esprimere la propria opinione in forma scritta e pubblica.
Viviamo in una societá civile. Dovremmo avvalerci di mezzi d’espressione altrettanto civili.
Non sembra peró essere cosí per tutti.
Per pochi eletti, la carta stampata é un modo per attaccare singoli individui, singoli elettori, privati elettori, sparando a zero, traviando e stravolgendo il senso delle parole usate da terzi, per poter insultare in modo assolutamente incivile e restare impuniti.
Se dó dei “coglioni” a tutti i votanti PD non é passibile di denuncia come dare del “colluso” o del “mafioso” al Presidente del Consiglio senza uno straccio di prova che possa confermare che quello che dico non é semplice calunnia.
Evidentemente, a questa scuola di “giornalisti d’inchiesta” (come si definisce lui stesso davanti allo specchio) appartiene anche Filippo Facci, il quale su Libero (del 3/08/2010) dá apertamente dei cocainomani a tutti i lettori de “Il Fatto”, semplicemente perché i commenti all’articolo riguardante la contumacia del Governo alla celebrazione del 2 Agosto a Bologna non sono di suo gradimento.
É come se Giorgio Bocca ( mi scuso con il Maestro Bocca per l’accostamento che fa arricciare il naso, ma é solo per fini retorici, non me ne voglia) decidesse di scrivere un pezzo su Repubblica in cui descrive i lettori di Libero come dei puttanieri perché, nel servizio riguardante “lo scandalo” della casa di Fini a Monaco, hanno espresso le loro opinioni al riguardo.
Essendo palese da che parte della palizzata si collochi il signor Facci, non credo ci sia molto da dire riguardo il “perché” del suo articolo. Credo ci sia da riflettere sul “perché gli venga pubblicato un simile articolo”, perché gli vengano dati dei soldi, per un pezzo cosí argomentativamente debole e apertamente offensivo nei confronti di privati cittadini italiani che hanno solo espresso il loro altrettanto individuale (nonché legittimo)scontento verso un fatto avvenuto.
Mi sembra di essere un disco rotto ma non riesco a non vedere questo episodio come l’ennesima dimostrazione di come una certa corrente del pensiero in Italia stia sempre piú andando verso la deriva propagandistica, attaccando e offendendo le masse semplicemente perché hanno la possibilitá di esprimere la loro opinione.
...Censurando poi le informazioni scomode, come la pagina di Wikipedia dello stesso Filippo Facci, che recita testualmente “Attenzione: questa pagina è stata oscurata e bloccata a scopo cautelativo a seguito di minaccia di azioni legali. Verrà eventualmente ripristinata alla fine della vicenda che la riguarda”.
Nessuno ha mai spiegato a Facci che Wikipedia é una enciclopedia libera e tutti hanno l’opportunita di modificarne i contenuti? Anche il diretto interessato?
Certo se uno scrive sulla sua stessa pagina “grande giornalista sempre alla ricerca dell’obiettiva realtá dei fatti” e viene corretto ogni volta, le strade sono due: un esamino di coscienza oppure, se l’orgoglio lo impedisce, una bella pezza in forma di “minaccia di azioni legali”.

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