Wednesday, February 24, 2010

Ma perchè???

Scrivere del Festival di Sanremo ascoltando i Led Zeppelin è, a mio avviso, come parlare di feci bovine seduti a tavola durante una cena tra amici: può essere anche spunto per qualche risata ma resta comunque di cattivo gusto.
E se uno ha il gusto per l'orrido non riesce a fare a meno di pensarci...
Il fatto che la manifestazione più importante della musica italiana si sia appena conclusa di certo non facilità la mia obiettività sull'argomento ma, in tutta onestà, avrei la stessa opinione anche in giugno e tale opinione, al di fuori di ogni metafora, è semplicemente che il Festival da almeno trentanni fa tristezza e sempre la farà se non viene cambiato completamente l'approccio che “mamma Rai” ha verso uno dei suoi appuntamenti annuali più importanti.
Il motivo?
Semplice.
È l'unico festival musicale che conosco in cui il pubblico è costretto a star seduto per ore con il solo scopo di vedere delle performance dal format ormai obsoleto già da una trentina d'anni.
Il pop italiano o meglio, come vogliamo chiamarlo per colpa di un ingiustificato sentimento di superiorità, il cantautorato italiano non è mai stato caratterizzato dal desiderio di rinnovarsi (basti pensare che i più grandi successi degli anni '60 e '70 sono cover di band anglofone, per lo più) e se a questo si aggiunge la pomposità di un'orchestra che suona dal vivo il risultato è un sound ormai liso e scontato che da sessant'anni intasa le vie aeree per un mese circa nel periodo più freddo dell'anno.
Non voglio dire con questo che l'italia non abbia mai visto nascere talenti musicali, tutt'altro: De Gregori, Dalla, De Andrè, PFM (e la lista è troppo lunga per essere comprensiva di tutti) hanno scritto pezzi senza tempo.
Il piccolo problema di cui nessuno sembra rendersi conto da più di mezzo secolo è che nemmeno uno di quei pezzi senza tempo è uscito da Sanremo.
Una delle canzoni più famose uscite dal Festival è “Vita Spericolata” di Vasco Rossi, nell'ormai lontano 1983.
E mi astengo da qualsiasi commento, soprattutto perchè la seconda in classifica recita “...Trottolino amoroso, e dudù dadadà....”.
Non sono mai stato un grosso fan delle versioni orchestrali di pezzi di musica pop o rock, principalmente perchè sono due mondi troppo paralleli e distanti per poter collidere in modo produttivo ma devo ammettere che qualche esperimento ben riuscito è stato condotto con successo.
Ma non è il caso del Festival della Canzone Italiana.
Certo, Nilla Pizzi faceva la sua porca figura con una “band” di quaranta elementi, Modugno sembrava l'apostolo della canzone e Orietta Berti strappava la testa delle classifiche ai Beatles con le sue canzoni confezionate a puntino per Sanremo.
Sessant'anni fa.
Oggi abbiamo la banalità di Valerio Scanu, costola dell'altrettanto genialmente banale Maria De Filippi e della sua “fabbrica di plastica” (e vediamo se indovinate la citazione :P), abbiamo Arisa e la sua giovialità demenziale, abbiamo canzoni su tematiche come l'omosessualità che fanno accaponare la pelle e arrivano seconde.
E quest'anno abbiamo raggiunto il fondo del magazzino in cui è conservato il fatidico “barile”: Pupo torna al Festival dei fiori e chi si porta dietro oltre a un tenore?
Emanuele (Eccetera Eccetera Puccio Eccetera) Filiberto Di Savoia, Principe di Venezia (dice lui).
E come se questo non fosse già abbastanza per sprecarsi in insulti verso di lui, suo padre, suo nonno e tutta la sua linea genealogica di nani prezzolati, il titolo della canzone sembra scelto apposta per istigare la gente a bruciargli la Porsche: “Italia Amore Mio”....o per tentare nell'immediato futuro una carriera politica, facendo tesoro della lezione di Berlusconi che prima ancora di venire eletto aveva già pronto l'inno per Forza Italia.
Mi chiedo se la mancanza di commenti da parte di Antonella Clerici su tanta spudoratezza sia frutto di estrema professionalità o indice di un cachè ai limiti del criminoso...
Infatti, il trasporto del “Principe” nel cantare il suo amore per il Bel Paese è tanto stucchevole che viene voglia di prendere uno stura lavandini chimico per uso industriale e svuotarglielo in gola...
E poi prendere Pupo, che canta con voce spezzata dall'emozione, rivolgendosi a Filiberto
“...Tu non potevi ritornare pur non avendo fatto niente, ma chi si può paragonare, a chi ha sofferto veramente...”, e mandarlo a contare le macchine nel traforo del San Bernardino un sabato d'agosto.
Vediamo poi chi si paragona a chi....
Voglio ribadire che questa è una mia opinione, tanto quanto lo è stata quella dei DIECI milioni di telespettatori che con il televoto hanno decretato il vincitore di quest'anno e penso anche che, se la logica non m'inganna, tutto questo possa portare a una sola conclusione: l'italiano medio ha gusti musicali di merda....ma per quanto questo possa infastidirmi, comunque non si merita di avere Pupo che canta insieme a un Savoia sul palco dell'Ariston.